di Studio Job
Arredi in fusione di alluminio a cera persa e nuove edizioni in bronzo a cura dello Studio Job.
"Il lavoro di Job Smeets e Nynke Tynagel e' dotato di un'autonomia
rispetto agli schemi che fa' sì che essa ben si sintonizzi con quelli che
sono il carattere e la storia di Dilmos.
Il loro modo di concepire il design entra nelle abitazioni non solo per essere guardato ma anche per interagire nella vita e con i desideri delle persone. Abbiamo sempre apprezzato in modo particolare la loro creativita', la poetica nella realizzazione delle loro creazioni, l'uso dei materiali e la qualita' ed attenzione al metodo di lavoro.
É per tutto questo che abbiamo deciso di riproporli per il secondo anno consecutivo."
Dilmos, 2004, Milano
"....delle enormi sagome di insetti che procedono strisciando in ordine
significativo sulle finestre e sulle pareti dello spazio.
essi circondano dei singolari oggetti d'argento che si alternano con enormi forme dorate: briciole di pane, mele e gioielli con diamanti...
sembra proprio di ossevare la scena attraverso una lente d'ingrandimento."
Studio Job, 2004, Anversa
LA BELLEZZA ESTERIORE
Quest’anno la stagione dello Studio Job é gIà iniziata.
Infatti, durante la Settimana della Moda prêt - a - porter a Parigi, ha
impreziosito le collezioni di due stilisti con nuovi disegni per stoffe ed
accessori, tutti originati da un’unica e preziosa idea. Un’unica idea, ma
applicata ogni volta in modo diverso, una nuova evoluzione da utilizzare nelle presentazioni milanesi.
Studio Job è rinomato per la ricercata rappresentazione di tracce visive e per gli elementi incastonati che alcune volte sembrano essere limitati alle arti visive. Il lavoro oscilla tra il design e l’arte propria. Per anni la forma dettava la funzione, ma Job sembrava andare in una direzione completamente differente, stupendo lo spettatore con fiabe ed elementi decorativi.
Di conseguenza Job ha dato vita ad un’opera irriducibile che ogni anno viene arricchita di un nuovo capitolo.
La “Dead Line” di quest’anno è la rappresentazione di insetti, che sembrava già dominare le passerelle parigine, e che sarà protagonista di ulteriori sviluppi in questi due eventi milanesi. La rappresentazione di insetti svela il sostanziale interesse di Smeets / Tynagel per l’oggetto unico, osannato imperativo nel mondo artistico, che al contrario riveste un’importanza marginale nel campo del design.
La differenza tra l’oggetto unico e l’oggetto prodotto a livello industriale secondo Job è solo relativa; entrambi infatti scaturiscono da un’idea. La Galleria Dilmos omaggia un’illustre rassegna di oggetti appartenenti a tale ambito del design e quest’anno presenta una parte
della storia di Job.
ZOOM
"Zoom è il nome della collezione che viene presentata in Dilmos quest’anno e che diventa, per associazioni d’idee, una parola onomatopeica. Analizzando le piccole e grandi espressioni della storia, dal presente al passato, per l’eternità, tutto è solamente una rappresentazione della medesima cosa. Ciò sembra trovare applicazione nella collezione di oggetti presentati in Dilmos.
Anche qui gli insetti sembrano avere preso il controllo dello spazio,
il loro ronzare in sottofondo è quasi udibile. Tuttavia la parte del protagonista la fanno tre sedie, poste in cima a piedistalli di specchi. Per chi conosce Job, questa scelta è a dir poco straordinaria.
Cosa si dovrebbe aspettare il pubblico da un designer che una volta pensò che all’inizio dell’era industriale era ragionevole ritenere che tutti avessero bisogno di una sedia? ora che tale richiesta è stata pienamente soddisfatta non c’è bisogno di crearne delle nuove.
Da un esame più approfondito delle sedie sembrano affiorare alcuni
archetipi dalla storia del design di tre diversi periodi: Luigi XVI, il
minimalismo d’avanguardia e il Pop, che danno vita ad un ricco cocktail
stilistico. Le tre sedie sono magnifiche, sembrano pavoneggiarsi come
divinità, sfoggiando ognuna le proprie qualità sui piedistalli di specchi, e
altezzose seguitano a ripetere: specchio, specchio delle mie brame…. Dopo tutto non è forse vero che ogni epoca si ritiene superiore a quella precedente? La mela bronzea è un trofeo in attesa del responso. Oppure è il diamante che alla fine è il “migliore amico
delle donne”?
Ciò significa che Job parla solo per aforismi? Sta cercando di dire che il continuo rinnovamento è solamente un’illusione? E che la lotta per
la forma ideale, dopo che la primaria necessità di sedersi è stata appagata pienamente con la creazione della prima sedia, non è nient’altro che un inganno, come mettere del vino vecchio in otri nuove? Forse Job vuole convincere il suo pubblico che si tratta solo
di apparenza e vanità? Vuole insegnarci che come il diamante, ossia ioni di carbonio sottoposto a ripetute pressioni, tornerà in polvere e non in carbonio e tutto, noi compresi, è destinato a quest’unica,
tragica fine?
Tuttavia qualcos’altro enfatizza il nesso esistente tra le sedie, a parte
il materiale atipico con cui vengono fabbricate, ossia fusioni di alluminio
lucidato. Tutte e tre sono riconoscibili stilisticamente grazie alla struttura in cristallo di rocca. Non è chiaro se questa struttura sia un elemento
costruttivo simbolico, mediante il quale Job intende sottolineare che non si tratta tanto del ritorno eterno del medesimo oggetto, ma che esiste anche una reale e confortante bellezza in ogni epoca e in ogni nuovo design, e che ogni forma è una manifestazione della singola idea e quindi un unico, speciale e prezioso movimento, a prescindere dalla propria origine. Oppure è comunque vero che l’arredamento sta decadendo, corroso dalle invisibili ma determinate offese del tempo
o forse rosicchiato dagli insetti con il loro sordo ronzio e
l’impagabile voracità?
Chi può dirlo, Job probabilmente no."
- Sue-an van der Zijpp curatore arte contemporanea
Groninger Museum, Marzo 2004