Ovvio - questo è il primo pensiero che viene in mente quando si pensa ad un progetto di collaborazione fra Studio Job e Pieke Bergmans. Ovvio, visto che entrambi i designer lavorano con materiali archetipici che prendono la propria forma attraverso la coagulazione. Studio Job crea oggetti monumentali in bronzo fuso. Negli ultimi anni Bergmans si è fatta un nome grazie alle sue opere in cristallo soffiato a mano che si coagulano in delle forme fluide. Ma soprattutto ovvio, dato che entrambi gli atelier sono soliti porre degli utensili di uso quotidiano in dei contesti diversi e sorprendenti.
Mentre nella maggior parte dei casi 'ovvio' non è un buon motivo per optare per una collaborazione, in questo caso la logica alle spalle di questa partnership garantisce dei risultati di qualità. E ambedue hanno una propria visione e un proprio stile estremamente personali. Ove Bergmans, con dei prodotti sorprendenti, cerca una correlazione con la realtà, Studio Job crea un mondo unico e fantastico pieno di elementi surrealistici. Queste differenze offrono sufficienti punti di contatto per un sorprendente ed eccitante scambio di idee.
Con progetti come Farm e Homework, nei passati dieci anni Studio Job ha raggiunto una posizione d'eccezione nel mondo internazionale del design. Ingigantendo dei prodotti di uso quotidiano e trasformandoli in delle sculture li ha arricchiti di nuovi valori estetici e simbolici.
Il cucchiaio da minestra di legno o il forcone sono elevati a oggetti iconici. Facendo ciò, Studio Job critica gli estrosi articoli usa e getta generalmente associati al design. La pertinenza di questo commento è sottolineata dal prestigio crescente di Studio Job - ciò che era cominciato come un duetto (Job Smeets e Nynke Tynagel) è da allora cresciuto fino a diventare un fertile atelier con dieci artisti fissi e tutta una rete di produttori.
Pieke Bergmans ha conquistato il successo internazionale nel 2008 con Light Blubs, una serie di lampade di cristallo che fanno riferimento alla lampadina a incandescenza archetipica. Facendo letteralmente esplodere 'la lampadina' l'artista ribadisce la qualità di icona di questa fonte di luce. Bergmans mette in risalto questo modo tradizionale di lavorare permettendo al cristallo di fluire liberamente per trovare la sua nuova forma. Allo stesso tempo riporta le sue sculture di luce nel presente dotandole di LED.
Studio Job e Pieke Bergmans considerano i suddetti progetti come il punto di partenza della loro collaborazione. Le 'lampadine' luminescenti di Bergmans sono collegate a sette oggetti in bronzo dello Studio Job. Lo stile unico di entrambi i designer resta intatto in queste WONDERLAMPS. Simultaneamente viene creato un oggetto alienante dalla funzione inaspettata: "dare luce". Ciò produce sette scherzosi ma allo stesso tempo monumentali utensili che stimolano la fantasia e l'immaginazione. Dopo precedenti lavori più cupi di Studio Job quali Robber Baron - una critica acuta al capitalismo sfrenato - le WONDERLAMPS fanno risuonare una nota più leggera. Proprio in questi tempi incerti, quasi spaventosi, c'è più che mai bisogno di prodotti atti a dare speranza ed evocare meraviglia.
Per quanto ovvia possa essere la collaborazione fra Studio Job e Pieke Bergmans, essa è unica nel mondo internazionale del design, dove è invece proprio la firma personale del designer a dominare. In questi tempi, in cui quasi tutte le certezze nel design di prodotti stanno vacillando, però, una collaborazione del genere può indurre stimolanti prese di coscienza e produrre risultati inaspettati. Per queste ragioni l'associazione pionieristica di questi due atelier olandesi potrebbe addirittura trasformarsi in un progetto paradigmatico.
Così, il luogo più ovvio in cui presentare WONDERLAMPS è il Salone del Mobile di Milano. Dopo tutto, da anni questa fiera annuale del design è ormai il luogo deputato a rivelare al mondo i progetti di design più innovativi e stimolanti. Fin dagli anni ottanta, Dilmos è sinonimo di ricerca, sempre aperta a ricevere progetti e riflessioni ed e' ovviamente una delle sedi più prestigiose per l'esposizione di questo tipo di design.
- Jeroen Junte, gennaio 2010
(giornalista ‘de Volkskrant’)