All’inizio della vita iniziamo a percepire la nostra esistenza rispecchiandoci negli occhi e nei volti di chi ci circonda. Il senso fondamentale del nostro stare nel mondo nasce qui. Man mano che cresce la nostra consapevolezza, lo specchio come oggetto diventa uno strumento aggiuntivo per la riflessione di sé.

In questa serie, "IX Mirrors", Gilad suggerisce che l’immagine allo specchio racchiude un’ipocrisia che riflette solo la nostra esteriorità. Ci chiede allora di contemplare una possibilità più complessa e poetica del reale. Il titolo, che rimanda alle nove vite dei gatti, rappresenta la possibilità di altre vite interiori celate e svelate dall’anima dello specchio.
Gli specchi di Gilad sono semplici cornici di legno rettangolari in cui sono state introdotte delle narrative. Il riflesso dello spettatore non più oggettivo, contiene più di quanto riflette. L’aspetto funzionale diventa secondario; le corde sopra lo specchio, le cornici dorate svuotate ed il portacandela di bronzo all’altezza del volto dello spettatore non hanno una funzione puramente decorativa.

Alcuni specchi contengono riferimenti storici che uniscono il presente con il passato e sono indizi di altre vite che si accostano cosi' alla nostra. Altri giocano con la propria struttura, distorcendo la nostra percezione dello specchio come oggetto.

In quasi ogni aspetto del suo lavoro, Gilad esplora e gioca con la scala per sfidare i confini della nostra percezione. Dal punto di vista del design, questi principi sono la ricerca delle giuste proporzioni, ma Gilad ignora appositamente le giuste proporzioni, fino ad arrivare all' estremo con soluzioni surreali.

Pur mantenendo la propria autenticita’ artistica, la collaborazione con Dilmos ha portato Gilad ad esplorare il passato artistico e culturale dell’Italia. Nei suoi specchi incorpora antiche stoffe veneziane, mosaici bizantini eseguiti a Ravenna, figure scolpite a mano modellate sull'esempio di sculture classiche romane. Per lui l’atto di citare la storia ha due ruoli: conferire rispetto al passato e soddisfare l’esigenza di ridefinirlo in modo giocoso.
La nostra comprensione di uno specchio è che riflette l’"immediato", l’ “adesso”. In questi specchi l’ “adesso” viene infuso con il passato, con il "c'e' stato” o con l' “avrebbe potuto essere”.

Sono opere aperte che rappresentano uno stimolo non una soluzione.