di Alessandro Ciffo

una installazione di arredi in silicone multicolore di ALESSANDRO CIFFO (EDIZIONI DILMOS) comprendente: Tavolino, Cassapanca, Cubo, Poltrona, Credenza ed Armadio.

“Paso Doble fra Ciffo e il silicone”
di CLARA MANTICA

Ogni passo sviluppa il precedente e produce sintesi e sorpresa.
Mai forzato, quasi un’evoluzione naturale figlia di inventiva e materia, risultato di un dialogo fluido.
Siamo arrivati qui ma siamo sicuri che andremo oltre.
Ciffo questo, ormai, ce lo garantisce nei fatti.
Di SCACCOMATTO Alessandro dice: “Unisco il design alla pittura, la pittura ai volumi, la rigidità degli spigoli alla morbidezza del materiale e del gesto.
E’ il naturale proseguo del percorso cominciato lo scorso anno con i solidi molli dove il silicone sfida i volumi, li disegna e poi asseconda le funzioni: mobile, credenza, cassapanca, tavolo o tavolino.
Ammorbidisce e mette in discussione tutte le teorie troppo rigide che rallentano i processi di evoluzione e mette tutto sotto scacco.”

In occasione della presentazione e' stato realizzato il catalogo "SCACCOMATTO" edito da EMPTYBOX con testi a cura di Clara Mantica ed immagini di Emilio Tremolada.

LA FORZA DEL LAVORO

Ci ha collegati Lella Valtorta, madrina sensibile e colta da sempre in movimento fra arte e design , che mi ha detto nel 2003-2004 “c’è un giovane autore che vuole fare un catalogo”.
È stato più che redigere un libro, è stato guidare Alessandro alla lettura di sé e del proprio lavoro. Ciffo l’ho incontrato sgombro di pregiudizi e anche di cultura del design: autoformazione, oltre che autoproduzione, è la parola chiave del suo percorso. All’inizio era ignaro persino di Gaetano Pesce e quando chi lo osservava - e non aveva ancora capito che Ciffo è fiume in piena - pensava che ne fosse imitatore lui si stupiva e io ridevo solidale. Poche nozioni ma acume e coraggio dell’azione, fuori dal comune.
Ci siamo scambiati opportunità di indagare e capire alcune cose che nelle nostre due vite contano. A sentire lui : “tu sei stata la mia migliore guida , il primo libro fatto con te è stato di grande importanza per fare chiarezza sulla strada da intraprendere”. Per quanto mi riguarda lui riesce a farmi entrare nell’esperienza - la sua - dandomi la possibilità di farla mia. Così, quando mi ha mostrato il suo posto, i suoi strumenti, i suoi oggetti, quelli vecchi, presenti e futuri e anche i suoi amici (che da veri autoproduttori sono belli individualisti e camminano ciascuno con le proprie gambe, metodi e ritmi) sono entrata nello spirito dell’autoproduzione tanto da farne un “manifesto” in cui si è ( e si sono) riconosciuti con mia grande soddisfazione.
Dunque al di là delle differenze di genere di età di ruoli e di competenze c’è una bella reciprocità fra noi, reciprocamente maieutici io con penna in mano e lui con spatola. Negli intervalli fra le mille cose ci si ritrova come ora, marzo 2008, nell’occasione di questo libro e delle sue opere recenti. E anche questa volta ho imparato qualche cosa.

Cosa ti è successo da quel 2005? Quali conferme?
Dopo quell’aprile sono stato invitato a rappresentare il design italiano ad Atene in “Art of Italian Design” a cura di Alessandro e Francesco Mendini e Sotirios Papadopoulos. Nel 2006 a Torino per le Olimpiadi della cultura in “Torino Piemonte Design” a cura di Claudio Germak e Claudia De Giorni; poi a Milano in “Materie” a cura di Tonucci-Design e alla Triennale in “The new italian design il paesaggio mobile del nuovo design italiano” a cura di Andrea Branzi. Nel 2007 la mia prima personale a Torino nella Tipostampa di Marco Parini mio amico e collezionista, un grande spazio dove ho potuto esprimermi a tutto tondo, e ora, dopo la mostra sui Marmimolli presentata a Roma, mi accingo a presentare da Dilmos, che considero sempre mio punto di riferimento, una personale che si intitola “Scaccomatto”.

Quale evoluzione nelle opere?
In questa occasione la sfida ai volumi cominciata nel 2007 con i solidi
molli si evolve nella realizzazione di veri e propri mobili. Con tutte
le difficoltà del caso, le ante, le cerniere le combinazioni grafiche da
far coincidere, le luci e gli spessori da controllare al millimetro con
un materiale tutt’altro che facile. Adesso che sono fatti sono soddisfatto al 99%, posso ancora migliorare ma direi che va bene.

E nelle tecniche e negli strumenti?
Tutto si sta evolvendo, gli strumenti si stanno affinando, anche se
rimangono ancora piuttosto primitivi, le tecniche oserei dire che sono
ormai certe, l’organizzazione dei tempi quasi impeccabile. Ho cominciato a lavorare al contrario, parto dalla superficie esterna per arrivare all’interno dell’ oggetto, così sono nate le tovaglie, le superfici e adesso i volumi e gli arredi. I colori sono più sfumati, più resistenti alla luce e all’usura.

La prossima tappa ?
La Cinquecento morbida per la Fiat, che mi ha chiesto di rivestire di silicone la 500; chissà che sia il prologo per un utilizzo del silicone nell’industria automobilistica… dall’industria all’arte e dall’arte all’industria.Una collaborazione con Eva e Roberto Cavalli che si sono interessati al mio lavoro e mi permetteranno di presentare il silicone nel mondo della moda,in fine una personale al Plart di Napoli entro fine anno.

Ti riconosci sempre nell’autoproduzione?Immagino che quando il lavoro si intensifica richieda di essere condiviso..
Da circa un anno mi aiutano due giovani amici che vogliono imparare.
Il che presuppone che io insegni. Insegnare è un banco di prova
continuo e preziosissimo; mi soffermo su cose che altrimenti darei per scontate. Le miglioro, le ordino, le preciso nel linguaggio. Così facendo aumenta il potenziale comunicativo del lavoro. La condivisione del sapere è una buona cosa, è importante, espansiva, apre ad altri che imparando potranno aggiungere al tuo sapere altro sapere, alla tua esperienza altra esperienza. C’è da augurarsi che si semplifichino gli iter burocratici per promuovere il lavoro dei giovani e il loro apprendistato verso i lavori artigiani. E’ una battaglia che voglio sostenere.

La forza del lavoro era il titolo nevralgico di un capitolo del nostro primo libro e ora titola questa premessa; lo considero un filtro di lettura della tua opera: come ti suona?
Nell’arte sta venendo al pettine la questione del lavoro: “chi fa l’opera?” la fa l’artista? la fa fare?”. La nicchia in cui opero, fra arte e design, suscita sempre più interesse - da parte dei galleristi, dei collezionisti e del pubblico - proprio perché riunisce il lavoro all’idea. Il design ha il ruolo di rivalutare il lavoro e la forma e l’arte si fa portatrice del concetto. Il lavoro viene rivalutato e premiato.

Testi di Clara Mantica, giornalista
Marzo 2008